Beat Gysin: In viaggio con e nello spazio

Serie di ritratti «Get Going!» 2018

Beat Gysin ⎪ Foto ©Roland Schmid


Luogo, tempo e spazio giocano un ruolo centrale nelle opere del compositore Beat Gysin. Nella sua «Leichtbautenreihe» («Serie di costruzioni leggere») in sei parti, l’artista concepisce appositi spazi che permettano al pubblico di confrontarsi con esperienze sonore e spaziali mutevoli. A partire dal 2021 verrà realizzata la seconda parte dell’ambizioso progetto. La FONDATION SUISA sostiene questa opera con il contributo finanziario «Get Going!».

Chimica e musica: come possono coesistere? Quella che inizialmente pare una contraddizione, acquista un senso compiuto all’interno della biografia di Beat Gysin. Cresciuto in una famiglia di musicisti, Gysin ha deciso di studiare, oltre a composizione e teoria musicale, anche chimica. L’approccio scientifico e l’analisi empirica, tipici del metodo sperimentale, sono per lui tanto essenziali quanto l’elemento artistico. «Non ho mai desiderato diventare famoso con la mia musica, quanto piuttosto trovare risposte con e nella musica», chiarisce l’artista di Basilea, oggi cinquantenne.

L’elenco delle sue opere è impressionante. Ancora più straordinaria, tuttavia, è la modalità di esecuzione delle sue composizioni. Gysin si muove costantemente al di là delle riproduzioni e delle registrazioni audio. Il luogo, il tempo e soprattutto lo spazio costituiscono elementi imprescindibili della sua pratica esecutiva. In quest’ottica, Gysin è ben lontano dall’essere «solo» un compositore e un musicista. Sarebbe invece opportuno ricorrere a termini quali ricercatore, architetto, mediatore e filosofo per comprendere appieno il suo universo.

«La mia anima è effettivamente quella di un filosofo», dichiara l’artista a tal proposito. «È questione di percezione: mi rendo conto che la musica, in tutte le sue modalità di ricezione, ha preso le distanze dallo spazio». Oggi si considera la musica come scissa dalla sua esecuzione, aggiunge l’artista, rimandando così a un punto centrale del suo lavoro: l’interazione costante tra spazio e suono. «Isolare uno dei miei brani dallo spazio sarebbe come realizzare una partitura per pianoforte di un’opera orchestrale: si riconoscerebbero le note, ma non si sentirebbe l’orchestra».

Con incredibile costanza, meticolosità e voglia di sperimentare, nei suoi innumerevoli progetti Gysin continua a sondare senza tregua la complessa interazione tra lo spazio, il suono e la conseguente percezione della musica. Lo spazio di esecuzione diventa parte integrante di un’opera d’arte che non solo offre al pubblico un’esperienza sensoriale del tutto originale, ma fornisce continuamente spunti a Gysin per lo studio di nuovi approcci e la creazione di ulteriori progetti. «Voglio scoprire cose. E inventare», così Gysin enuclea piuttosto laconico la sua pulsione artistica. In questo contesto, nel suo ruolo di compositore egli non si pone necessariamente al centro dell’attenzione, ma spesso funge «solo» da guida concettuale. Per promuovere lo scambio di idee, ha fondato a Basilea lo studio-klangraum (Spazio del suono) e il festival ZeitRäume (Spazi nel tempo).

Gysin scopre spazi sempre nuovi di cui è possibile tracciare una mappa sonora – che siano chiese, con le loro particolarità acustiche, o centrali idriche dismesse in cui l’eco si protrae fino a 30 secondi o, ancora, miniere abbandonate dove regna un silenzio quasi perfetto. E laddove non sia disponibile lo spazio naturale per proseguire l’esplorazione, esso viene concepito con soluzioni architettoniche nuove. La «Leichtbautenreihe» in sei parti costituisce una delle opere centrali nella creazione di Gysin, e non soltanto per le energie profuse nella sua realizzazione – essa rappresenta anche il passo logico successivo, ovvero creare spazi che possano essere trasportati. Si tratta di sei concetti spaziali astratti, realizzati come architetture a padiglione, in cui la singolarità delle situazioni sonore permette una nuova percezione della musica. «Chronos» (Tempo) consiste in un palcoscenico girevole simile a una giostra; in «Gitter» (Gabbia) i musicisti sono disposti «sfericamente» intorno al pubblico; in «Haus» (Casa) è possibile passeggiare nello spazio sonoro di vere e proprie abitazioni; e in «Rohre» (Tubi), di prossima realizzazione (anteprima a settembre 2019, presso il cortile interno del Museo d’arte di Basilea, nell’ambito del festival ZeitRäume), il pubblico e i musicisti si incontreranno all’interno di enormi tubazioni.

«Nelle ultime due parti, a partire dal 2023» confida Gysin «vorrei esplorare la questione degli allestimenti mobili e della loro influenza sull’ascolto. In uno dei progetti, musicisti e pubblico sono seduti su carrelli in continuo movimento. Tutto scorre incessantemente e lo spazio viene sempre ridefinito ex novo. L’ultima parte si concretizzerà in uno spazio sospeso che, come un palloncino, implode e si rigonfia di continuo». Progetti così ambiziosi non sono facilmente finanziabili per un artista. «È necessario un sostegno fin dal concepimento e i costi sono notevoli», dichiara Gysin, che aggiunge immediatamente: «Il contributo Get Going! della FONDATION SUISA è la risposta a questa sfida. Si tratta di una sorta di finanziamento per avamprogetti… e finora non è mai esistito nulla del genere».

Di questi tempi, caratterizzati da un’eventizzazione della cultura, in cui gli esperti di marketing prestano maggiore attenzione alla forma piuttosto che alla sostanza, la «Leichtbautenreihe» simboleggia anche una sorta di contromovimento artistico. «Il vantaggio è che io, nel mio ruolo di artista, concepisco l’evento nel suo complesso», rivela Gysin e aggiunge: «Al giorno d’oggi, in un mondo dominato da un sovraccarico sensoriale, è il musicista stesso a doversi impegnare per trovare la giusta collocazione per la sua musica, poiché questa non può più essere compresa al di fuori del suo contesto».

Rudolf Amstutz


beatgysin.ch

Ritratto arttv
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BEAT GYSIN

16.09.2019