Mario Batkovic è uno dei compositori e musicisti svizzeri più virtuosi e conosciuti a livello internazionale. Coinvolto in numerosi progetti, il fisarmonicista bernese costruisce strumenti innovativi e sperimenta continuamente all’incrocio tra pop, rock e musica contemporanea. Per esplorare e creare nuovi spazi sonori, l’incessante ricerca, lo sviluppo, la composizione e la sperimentazione sono al centro del suo lavoro. Grazie al contributo «Get Going!», a Mario Batkovic viene ora offerto uno degli elementi più essenziali per la creatività: il tempo! www.batkovic.com
«Dal 2018 esiste «Get Going!» come offerta di sostegno della FONDATION SUISA. Con questa nuova forma di contributo alla creazione vengono incentivati finanziariamente processi creativi e artistici che esorbitano dalle categorie convenzionali. Con cadenza mensile, presentiamo individualmente gli otto destinatari del premio «Get Going!» 2022.
Il bernese Hasan Nakhleh lavora insieme al fratello Rami nel duo TootArd per trovare una simbiosi tra la musica da ballo globale e il patrimonio culturale arabo. Grazie al contributo «Get Going!» ora riesce a trovare il tempo e lo spazio per accogliere in modo ancora più dettagliato questo equilibrio tra est e ovest.
Nell’intervista Hasan Nakhleh mostra tutto il suo affetto per Berna. Per la sua bellezza e per la tranquillità che ha trovato in questa città. Nakhleh vive dal 2014 nella città federale, dove si è trasferito per amore. Dal 2021 ha il passaporto svizzero. Un documento non irrilevante per uno cresciuto nelle alture del Golan. La popolazione araba è di fatto apolide nel territorio annesso da Israele. «Il Golan», afferma Nakhleh, «è una patria ma al tempo stesso non lo è, e Berna, a sua volta, è un luogo lontano dalla mia vera patria.»
Questa contrapposizione è la fonte principale da cui il 35enne trae la creatività per la sua musica. Scrive brani sin da quando era bambino insieme al fratello Rami, con il quale formò una band, i TootArd, che li portò a esibirsi nei club locali. Hasan ride, perché la traduzione del nome del gruppo è «fragola». «Non volevamo dare l’impressione di diffondere messaggi politici nei nostri testi. Fragola ci sembrava un nome sufficientemente innocuo.»
Il duo ha già pubblicato tre album. Il loro secondo lavoro è intitolato «Laisser passer», proprio come il nome del documento che hanno ricevuto al posto del passaporto. «Con quel documento potevamo lasciare le alture del Golan, ma se volevamo viaggiare all’estero, eravamo sempre legati a noiose domande di visto.»
Da quando è cittadino svizzero può viaggiare senza problemi, in qualsiasi parte del mondo. Mentre Hasan ama la tranquillità di Berna per il suo lavoro, il fratello Rami è rimasto nel suo villaggio natale. «Questa lontananza non ostacola la nostra collaborazione», ci spiega. Rami si occupa dei ritmi e Hasan pensa al resto, comprese le linee vocali. E come suggerisce il titolo dell’ultimo album «Migrant Birds», i due vogliono diffondere la loro contagiosa musica da ballo caratterizzata da ritmi ipnotici, melodie arabeggianti e dai colori orientali e testi dal sapore poetico che affrontano temi sociali come uccelli migratori che viaggiano per il mondo.
«Ora vorrei perfezionare ciò che abbiamo iniziato con il nostro ultimo album» spiega, intendendo che vorrebbe creare una musica da ballo globale, che possa essere capita ovunque, ma che tuttavia non rinneghi le proprie origini. Grazie al contributo «Get Going!» ora ha anche il tempo di regolare i suoi sintetizzatori analogici e digitali in modo da poter suonare quarti di tono. «I quarti di tono sono una parte integrante inscindibile del sistema tonale arabo, ma non possono essere suonati dagli strumenti a tastiera. Per questo motivo uso dei codificatori vocali che comunicano con gli strumenti via «midi», così posso modificare la voce sulle tastiere.» Dal punto di vista della composizione, la sfida consiste nel trovare il giusto equilibrio tra est e ovest, tra la sua patria culturale e il mondo nel quale ora vive e lavora.
Hasan Nakhleh descrive le esperienze che lui e suo fratello vivono ogni volta ai concerti, indipendentemente dal fatto che si trovino in Svizzera, a Londra, a Toronto, a Tokyo o al Cairo. «Ai nostri spettacoli si ritrovano a ballare insieme persone di tante culture diverse. In questo modo si favorisce la tolleranza, perché la musica in generale produce un effetto unificante. Inoltre, eliminiamo certi stereotipi, perché integriamo il patrimonio culturale arabo in una veste musicale contemporanea.»
Il contributo «Get Going!» rappresenta in questo contesto «la forma migliore di supporto che si possa ricevere», ribadisce. «Se si concede alle artiste e agli artisti la libertà finanziaria, si ottiene sempre un risultato.» Egli ritiene assai motivante anche il fatto che la sovvenzione non sia legata a un risultato concreto: «Non vi è alcuna costrizione esterna. Non devo forzatamente raggiungere un obiettivo. Quindi ci si chiede: lo voglio veramente?». Con «Get Going!», sottolinea in conclusione, gli viene data fiducia come artista. Qualcosa di veramente straordinario. «Solo questo aspetto è per me personalmente un valido motivo che mi spinge a realizzare qualcosa di buono.»
Dal 2018 esiste «Get Going!» come offerta di sostegno della FONDATION SUISA. Con questa nuova forma di contributo alla creazione vengono incentivati finanziariamente processi creativi e artistici che esorbitano dalle categorie convenzionali. Con cadenza mensile, presentiamo individualmente gli otto destinatari del premio «Get Going!» 2022.
La cantante Simone Felber sta lavorando a numerosi progetti per rendere la musica folk svizzera adatta al presente. E con il contributo «Get Going!» che le è stato assegnato, ora vuole anche far rivivere la danza della morte.
Si è avvicinata tardi alla musica folk. In realtà solo durante gli studi alla Scuola universitaria di musica di Lucerna. Lì Simone Felber ha incontrato Adrian Würsch, suonatore di Schwyzerörgeli, e il bassista Pirmin Huber, con i quali oggi forma il trio «Simone Felbers iheimisch». Prima di allora, era attiva soprattutto nella musica classica, ed è stata la partecipazione al coro molto cantabile, dedicato alla musica contemporanea, a lasciare il segno su di lei. Da cittadina che ama la natura, la lucernese ha scoperto nella musica folk qualcosa che le si addice personalmente: «Nella musica cerchiamo sempre la perfezione. Ma mentre la musica classica si basa sull’idea perfetta di suono, il jazz e la musica popolare offrono l’opportunità di trovare il proprio suono unico.»
Questo suono unico si manifesta non solo nel trio «Simone Felbers heimisch», ma anche in numerosi altri progetti, come il quartetto femminile «famm» o come direttrice del coro «Echo vom Eierstock». Il mezzosoprano di formazione non si preoccupa solo di trovare un’espressione completamente contemporanea nel canto non verbale e nello jodel, ma anche, da trentenne, di esprimere un atteggiamento che corrisponda alla sua generazione. La Svizzera di oggi è multiculturale, urbana e deve affrontare problemi sociali, societari e politici, mentre allo stesso tempo la natura si ripresenta e sfida climaticamente i luoghi di origine popolare. Felber vuole che la sua musica sia uno specchio di tutto questo, mentre sospetta che la musica folk troppo spesso eluda la vita quotidiana. «La musica folk a volte mi ricorda una brochure patinata», dice e aggiunge: «Io, invece, preferisco la carta riciclata.»
Insieme al pianista jazz Lukas Gernet, ha unito le forze per il suo ultimo progetto «hedi drescht». Lì esplorano insieme la domanda «Che cos’è la patria?» e mettono in musica le loro immagini con un caleidoscopio stilistico tra musica classica, jodel e jazz. Sul palco, la raccolta di canzoni «äinigermasse dehäi» diventa una performance audiovisiva interdisciplinare in collaborazione con il collettivo teatrale Fetter Vetter & Oma Hommage, il videoartista Jules Claude Gisler e il creatore teatrale Stephan Q. Eberhard.
Per il suo progetto «Get Going!», Felber fa un ulteriore passo avanti e affronta il tema della morte, che nel recente passato l’ha toccata molto da vicino con la perdita di persone care. È particolarmente affascinata dall’atto della danza della morte. Ma chi balla questa danza? Nella musica popolare esiste il «Tänzli»: è lì che i vivi danzano tenendo presente la morte o per celebrare la vita prima della morte? Oppure è la danza della morte, come nei motivi barocchi che si possono ammirare sulla Spreuerbrücke nella città natale di Felber, Lucerna? O addirittura l’uomo condannato a morte che danza per entrare in un altro mondo? Felber ha lavorato a lungo su queste domande. «In molte culture la vita e la morte sono un processo circolare, mentre noi vediamo la nostra esistenza come un evento lineare», spiega l’autrice. «Voglio che il sentimento paralizzante che ci assale di fronte alla morte si traduca in un movimento che abbia di nuovo una via d’uscita.»
Non sa ancora in dettaglio come il suo progetto si configurerà alla fine. «Ma immagino più un’installazione audiovisiva che permetta alle persone di confrontarsi con il tema in modo completamente individuale in un ambiente intimo.» Il contributo «Get Going!» – sottolinea – le dà la libertà e la sicurezza di realizzare questo progetto senza stress e senza troppi compromessi.
Dal 2018 esiste «Get Going!» come offerta di sostegno della FONDATION SUISA. Con questa nuova forma di contributo alla creazione vengono incentivati finanziariamente processi creativi e artistici che esorbitano dalle categorie convenzionali. Con cadenza mensile, presentiamo individualmente gli otto destinatari del premio «Get Going!» 2022.
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