Archivi tag: Get Going!

Martina Linn ⎪ «Get Going!» 2021

Serie di ritratti «Get Going!» 2021

Martina Linn ⎪ Foto ⓒTabea Hueberli


Martina Linn alla ricerca di tracce reto-romane nella Casa Parli
Nel 2022, la cantante e compositrice grigionese Martina Linn va alla ricerca di tracce reto-romane nella Val Müstair. Per tre mesi, allestisce nella Casa Parli una specie di laboratorio musicale per trasporre vecchie canzoni popolari e poesie reto-romane in un universo musicale contemporaneo. Riprende così il suo genere innato, l’indie-folk, ma si impone ed espande il songwriting lavorando con diversi spazi, effetti naturali innaturali. Le canzoni che ne scaturiscono vengono arrangiate e registrate nella Casa con l’obiettivo di pubblicarle sotto forma di un libro-CD – comprendente immagini e testi che documentano la ricerca delle tracce
chasa-parli.ch
martinalinn.com

Ritratto arttv
–––––––––––––––––––

MARTINA LINN

30.12.2022


«Dal 2018 esiste «Get Going!» come offerta di sostegno della FONDATION SUISA. Con questa nuova forma di contributo alla creazione vengono incentivati finanziariamente processi creativi e artistici che esorbitano dalle categorie convenzionali.

Aris Bassetti ⎪ «Get Going!» 2021

Serie di ritratti «Get Going!» 2021

Aris Bassetti ⎪ Foto ⓒGiacomo Bastianelli


Aris Bassetti è un visual designer che fa musica. Nel 2005 fonda Peter Kernel, grazie al quale suona più di 800 concerti in tutta Europa, Stati Uniti e Canada. Nel 2006 fonda l’etichetta discografica On The Camper Records con la quale vince per ben 3 volte il premio Migros Kulturprozent come miglior etichetta svizzera. Con all’attivo 7 dischi pubblicati e varie musiche per film, serie tv e spettacoli teatrali, nel 2016 viene nominato al Premio Svizzero della Musica. Nel 2017 fonda La Tessinoise, un festival con lo scopo di unire in modo più consapevole e concreto la Svizzera musicale ottenendo un enorme successo. A partire dal 2017 si dedica anche alla produzione di altri artisti.
facebook.com/peterkernel/aris-bassetti


«Dal 2018 esiste «Get Going!» come offerta di sostegno della FONDATION SUISA. Con questa nuova forma di contributo alla creazione vengono incentivati finanziariamente processi creativi e artistici che esorbitano dalle categorie convenzionali.

Kaleidoscope String Quartet ⎪ «Get Going!» 2022

Serie di ritratti «Get Going!» 2022

Kaleidoscope String Quartet ⎪ Foto ©Benedek Horváth


Il Kaleidoscope String Quartet si rifiuta di seguire i dettami della musica classica da camera e negli ultimi anni ha oltrepassato i limiti in molte direzioni, facendo risuonare la propria musica nei più svariati festival (tra cui Cully Jazz, Murten Classics). La pandemia ha interrotto l’ultimo progetto «Five», che ora può riprendere vita grazie al contributo «Get Going!». Con Michael Zisman, suonatore di bandoneon, si è aggiunto un quinto membro molto interessante per continuare a muoversi su terreni inesplorati. Inoltre, il nuovo violista Vincent Brunel apporta un importante cambiamento tra i membri, che trasformerà «Five» in un progetto successivo sulla base di nuovi sviluppi compositivi.
ksq.ch

Ritratto arttv
–––––––––––––––––––

KALEIDOSCOPE STRING QUARTET

27.11.2023


«Dal 2018 esiste «Get Going!» come offerta di sostegno della FONDATION SUISA. Con questa nuova forma di contributo alla creazione vengono incentivati finanziariamente processi creativi e artistici che esorbitano dalle categorie convenzionali. Con cadenza mensile, presentiamo individualmente gli otto destinatari del premio «Get Going!» 2022.

CÉGIU: in dialogo con gli altri e con il proprio corpo

Serie di ritratti «Get Going!» 2022

Cégiu ⎪ Foto by ©Gian Marco Castelberg


L’orecchio come microfono e strumento, il cervello come mixer e il corpo come subwoofer percepibile individualmente: con il suo nuovo progetto «Coiled Continuum», Céline-Giulia Voser, alias Cégiu, mira a rendere la musica percettibile fisicamente. La FONDATION SUISA la sostiene con un contributo finanziario «Get Going!».

Nella musica di Cégiu, la struttura della superficie viene utilizzata solo per breve tempo, unicamente nei primi secondi di una canzone, quando entra in contatto per la prima volta con le orecchie dell’ascoltatrice o dell’ascoltatore. Dopodiché, la musica si trasforma in un vortice, in un labirinto complesso, intrecciato e tortuoso, che si fa strada nel profondo del subconscio dell’ascoltatore e gioca con le emozioni. Cégiu ha nel frattempo affinato la sua arte in tre album: in «Skinny Souls» (2016), «Restless Roots» (2019) e «Glowing Goodbyes» (2021) non solo fa crollare la Torre di Babilonia attraverso l’uso di idiomi diversi, bensì crea incessantemente nuovi intrecci acustici, ancora più sofisticati, in grado di innescare stimoli inediti sulla tastiera emotiva. È in questo modo che la 39enne della Svizzera centrale, con radici friulane e romande, riesce nell’impresa di trasferire anche ad altri la catarsi insita nella sua musica.

In «Restless Roots», una delle sue canzoni s’intitola «Il Silenzio – n’existe pas» e contiene praticamente tutti gli elementi distintivi di una composizione di Cégiu: il silenzio che non esiste l’ha vissuto in prima persona, quando la famiglia si è trasferita da un luogo insuperabile in termini di rumore del traffico a un caseggiato confinante con il parco di un castello. «Improvvisamente», riferisce Cégiu, «sono riuscita a sentire il mio stesso corpo, il suono del sangue che scorreva nelle mie orecchie.» L’angoscia che fa seguito a questa constatazione è trasposta a livello vocale in sussurri e urla e supportata verbalmente in quattro lingue. «Crescendo in una famiglia multilingue, mi sono accorta ben presto che certi stati d’animo o sentimenti si possono esprimere in modo più marcato in una data lingua rispetto a un’altra.» In «Dream on mon coeur», l’artista sussurra sulle note di un violoncello alienato, in un ciclo infinito, che vaga attraverso tutti gli stati fisici nel corso del brano.

L’effetto della musica sul nostro cervello, sul nostro corpo – anche di questo si occupa Cégiu nel suo attuale progetto, per il quale è sostenuta dalla FONDATION SUISA con un contributo «Get Going!». Il nome da lei scelto, «Coiled Continuum», la dice lunga: all’interno di questo continuum chiuso e in costante rotazione, Cégiu mira a collaborare con altri artisti creativi, trasmettendo per un’ulteriore elaborazione ciò che è già stato creato ad altri, che poi a loro volta restituiscono il risultato a Cégiu. 

«L’immagine di una spirale in continua rotazione mi affascina», dichiara. «Vorrei incorporare questo approccio a tutti i livelli del progetto, nei miei processi lavorativi, nelle collaborazioni, ma anche sul piano dell’accoglienza. Un eterno andirivieni, anche in riferimento all’effettivo principio alla base della nostra esistenza.» Cégiu è già in contatto con la musicista e produttrice Anna Murphy e con il poeta Slam Dominique Macri, ma anche con il fotografo Gian Marco Castelberg e, per il visual concept, con Bartholomäus Zientek. Ne seguiranno altri. «Poiché viviamo in un mondo fortemente influenzato dalle immagini, sono anche alla ricerca di uno scambio interdisciplinare.»

Dal punto di vista dei contenuti, il progetto ruota attorno al tema della percezione psicoacustica, di cui si è occupata assiduamente la compositrice e artista di installazioni Maryanne Amacher (1938–2009). «L’orecchio», spiega Cégiu, «non è soltanto in grado di percepire i suoni, ma anche di generarli in autonomia, con un processo innescato mediante uno stimolo.» Lo scopo è stimolare l’orecchio e il cervello a sviluppare propri suoni durante l’ascolto della musica: «Per dare vita a una nuova esperienza corporea che renda la musica percettibile fisicamente.» E non solo durante lo streaming della musica (con le cuffie), ma anche dal vivo: «Il mio sogno sarebbe quello di poter sfruttare lo spazio e il comportamento delle persone in modo tale che a loro volta mi influenzino sul palco e il pubblico diventi parte della band.» Come in tutte le opere di Cégiu, i ritmi giocano un ruolo fondamentale. «Per «Restless Roots» l’artista ha usato il rumore delle rotelle delle valigie, in «Glowing Goodbyes» quello degli insetti, e ora i rumori di sottofondo della bocca, percepibili durante i messaggi vocali, che vanno a comporre la ritmica complessa della musica.

Anche se il risultato di «Coiled Continuum» è destinato a divenire un lavoro completo sotto forma di album, Cégiu vuole utilizzare le opzioni digitali disponibili per una sorta di «Audio Diary» durante il processo lavorativo. Questa visibilità consente il confronto con gli altri e diventa pertanto a sua volta parte del continuum.Una simile modalità di lavoro, l’intensa concentrazione sul tema – tutto ciò richiede tempo e denaro. «Questa forma di sostegno della FONDATION SUISA, che non prevede risultati o tempistiche da definirsi a priori, consente un margine d’azione inimmaginabile, in cui ci si può anche concedere qualche rischio», afferma Cégiu descrivendo i vantaggi di «Get Going!». In altre parole, l’unico approccio possibile per impegnarsi a fondo senza pressioni dall’esterno.

Rudolf Amstutz


cegiu.com

Portrait arttv
–––––––––––––––––––

CÉGIU

17.10.2023


«Dal 2018 esiste «Get Going!» come offerta di sostegno della FONDATION SUISA. Con questa nuova forma di contributo alla creazione vengono incentivati finanziariamente processi creativi e artistici che esorbitano dalle categorie convenzionali. Con cadenza mensile, presentiamo individualmente gli otto destinatari del premio «Get Going!» 2022.

Louis Jucker ⎪ «Get Going!» 2022

Serie di ritratti «Get Going!» 2022

Louis Jucker ⎪ Foto ©Augustin Rebetez


Il cantautore Louis Jucker di La Chaux-de-Fonds si è creato negli ultimi anni un cosmo completamente autonomo. Con i suoi brani sperimentali, parsimoniosamente intonati, crea un anacronismo benefico nel mezzo di una vita frenetica. Il contributo «Get Going!» lo sostiene in un progetto pluriennale che si concluderà con la costruzione di un registratore in grado di funzionare senza elettricità. L’obiettivo è reagire alla situazione mondiale creando mezzi locali e artigianali per la produzione di musica.
louisjucker.ch


«Dal 2018 esiste «Get Going!» come offerta di sostegno della FONDATION SUISA. Con questa nuova forma di contributo alla creazione vengono incentivati finanziariamente processi creativi e artistici che esorbitano dalle categorie convenzionali. Con cadenza mensile, presentiamo individualmente gli otto destinatari del premio «Get Going!» 2022.

Antoine Chessex ⎪ «Get Going!» 2021

Serie di ritratti «Get Going!» 2021


Il compositore Antoine Chessex sviluppa una nuova direzione nella sua pratica musicale che si situa nel punto di incontro tra l’arte sonora e l’ecologia acustica e richiede un approccio trasversale. In questo movimento di ricerca, Chessex attinge a pratiche e a concetti dell’arte sonora e dei Sound Studies, audiografa paesaggi sonori non umani e li compone attraverso l’elaborazione strumentale per farne una Sonic Fiction. Inoltre, esplora come il suono in quanto fattore scatenante dell’immaginazione uditiva possa rendere possibile un’ecologia dell’ascolto, e quindi indaga sulla coesistenza di voci umane e non umane nel loro complesso e fluido intreccio.
soundcloud.com/antoine-chessex


«Dal 2018 esiste «Get Going!» come offerta di sostegno della FONDATION SUISA. Con questa nuova forma di contributo alla creazione vengono incentivati finanziariamente processi creativi e artistici che esorbitano dalle categorie convenzionali.

Kety Fusco⎪ «Get Going!» 2022

Serie di ritratti «Get Going!» 2022

Kety Fusco ⎪ Foto ©Sebastiano Piattini


La virtuosa dell’arpa ticinese ha acquisito notorietà per le sue composizioni a cavallo di vari generi musicali con cui esplora e amplia costantemente le potenzialità del proprio strumento. Il contributo «Get Going!» le darà ora l’opportunità di condurre ricerche finalizzate allo sviluppo di un elemento supplementare per l’arpa acustica in grado di superare i limiti del suo spettro sonoro. Lo scopo è di creare nuovi spazi acustici per proiettare l’arpa verso un nuovo linguaggio strumentale ibrido.
ketyfusco.com


«Dal 2018 esiste «Get Going!» come offerta di sostegno della FONDATION SUISA. Con questa nuova forma di contributo alla creazione vengono incentivati finanziariamente processi creativi e artistici che esorbitano dalle categorie convenzionali. Con cadenza mensile, presentiamo individualmente gli otto destinatari del premio «Get Going!» 2022.

Hasan Nakhleh: Groove globali – a favore della tolleranza

Serie di ritratti «Get Going!» 2022

Hasan Nakhleh ⎪ Foto ©Hasan Nakhleh


Il bernese Hasan Nakhleh lavora insieme al fratello Rami nel duo TootArd per trovare una simbiosi tra la musica da ballo globale e il patrimonio culturale arabo. Grazie al contributo «Get Going!» ora riesce a trovare il tempo e lo spazio per accogliere in modo ancora più dettagliato questo equilibrio tra est e ovest.

Nell’intervista Hasan Nakhleh mostra tutto il suo affetto per Berna. Per la sua bellezza e per la tranquillità che ha trovato in questa città. Nakhleh vive dal 2014 nella città federale, dove si è trasferito per amore. Dal 2021 ha il passaporto svizzero. Un documento non irrilevante per uno cresciuto nelle alture del Golan. La popolazione araba è di fatto apolide nel territorio annesso da Israele. «Il Golan», afferma Nakhleh, «è una patria ma al tempo stesso non lo è, e Berna, a sua volta, è un luogo lontano dalla mia vera patria.» 

Questa contrapposizione è la fonte principale da cui il 35enne trae la creatività per la sua musica. Scrive brani sin da quando era bambino insieme al fratello Rami, con il quale formò una band, i TootArd, che li portò a esibirsi nei club locali. Hasan ride, perché la traduzione del nome del gruppo è «fragola». «Non volevamo dare l’impressione di diffondere messaggi politici nei nostri testi. Fragola ci sembrava un nome sufficientemente innocuo.»

Il duo ha già pubblicato tre album. Il loro secondo lavoro è intitolato «Laisser passer», proprio come il nome del documento che hanno ricevuto al posto del passaporto. «Con quel documento potevamo lasciare le alture del Golan, ma se volevamo viaggiare all’estero, eravamo sempre legati a noiose domande di visto.»

Da quando è cittadino svizzero può viaggiare senza problemi, in qualsiasi parte del mondo. Mentre Hasan ama la tranquillità di Berna per il suo lavoro, il fratello Rami è rimasto nel suo villaggio natale. «Questa lontananza non ostacola la nostra collaborazione», ci spiega. Rami si occupa dei ritmi e Hasan pensa al resto, comprese le linee vocali. E come suggerisce il titolo dell’ultimo album «Migrant Birds», i due vogliono diffondere la loro contagiosa musica da ballo caratterizzata da ritmi ipnotici, melodie arabeggianti e dai colori orientali e testi dal sapore poetico che affrontano temi sociali come uccelli migratori che viaggiano per il mondo.

«Ora vorrei perfezionare ciò che abbiamo iniziato con il nostro ultimo album» spiega, intendendo che vorrebbe creare una musica da ballo globale, che possa essere capita ovunque, ma che tuttavia non rinneghi le proprie origini. Grazie al contributo «Get Going!» ora ha anche il tempo di regolare i suoi sintetizzatori analogici e digitali in modo da poter suonare quarti di tono. «I quarti di tono sono una parte integrante inscindibile del sistema tonale arabo, ma non possono essere suonati dagli strumenti a tastiera. Per questo motivo uso dei codificatori vocali che comunicano con gli strumenti via «midi», così posso modificare la voce sulle tastiere.» Dal punto di vista della composizione, la sfida consiste nel trovare il giusto equilibrio tra est e ovest, tra la sua patria culturale e il mondo nel quale ora vive e lavora.

Hasan Nakhleh descrive le esperienze che lui e suo fratello vivono ogni volta ai concerti, indipendentemente dal fatto che si trovino in Svizzera, a Londra, a Toronto, a Tokyo o al Cairo. «Ai nostri spettacoli si ritrovano a ballare insieme persone di tante culture diverse. In questo modo si favorisce la tolleranza, perché la musica in generale produce un effetto unificante. Inoltre, eliminiamo certi stereotipi, perché integriamo il patrimonio culturale arabo in una veste musicale contemporanea.»

Il contributo «Get Going!» rappresenta in questo contesto «la forma migliore di supporto che si possa ricevere», ribadisce. «Se si concede alle artiste e agli artisti la libertà finanziaria, si ottiene sempre un risultato.» Egli ritiene assai motivante anche il fatto che la sovvenzione non sia legata a un risultato concreto: «Non vi è alcuna costrizione esterna. Non devo forzatamente raggiungere un obiettivo. Quindi ci si chiede: lo voglio veramente?». Con «Get Going!», sottolinea in conclusione, gli viene data fiducia come artista. Qualcosa di veramente straordinario. «Solo questo aspetto è per me personalmente un valido motivo che mi spinge a realizzare qualcosa di buono.»

Rudolf Amstutz


tootard.com


Dal 2018 esiste «Get Going!» come offerta di sostegno della FONDATION SUISA. Con questa nuova forma di contributo alla creazione vengono incentivati finanziariamente processi creativi e artistici che esorbitano dalle categorie convenzionali. Con cadenza mensile, presentiamo individualmente gli otto destinatari del premio «Get Going!» 2022.

Simone Felber: danzare e cantare per la vita – con e contro la morte

Serie di ritratti «Get Going!» 2022

Simone Felber ⎪ Foto ©Christian Felber


La cantante Simone Felber sta lavorando a numerosi progetti per rendere la musica folk svizzera adatta al presente. E con il contributo «Get Going!» che le è stato assegnato, ora vuole anche far rivivere la danza della morte.

 Si è avvicinata tardi alla musica folk. In realtà solo durante gli studi alla Scuola universitaria di musica di Lucerna. Lì Simone Felber ha incontrato Adrian Würsch, suonatore di Schwyzerörgeli, e il bassista Pirmin Huber, con i quali oggi forma il trio «Simone Felbers iheimisch». Prima di allora, era attiva soprattutto nella musica classica, ed è stata la partecipazione al coro molto cantabile, dedicato alla musica contemporanea, a lasciare il segno su di lei. Da cittadina che ama la natura, la lucernese ha scoperto nella musica folk qualcosa che le si addice personalmente: «Nella musica cerchiamo sempre la perfezione. Ma mentre la musica classica si basa sull’idea perfetta di suono, il jazz e la musica popolare offrono l’opportunità di trovare il proprio suono unico.»

Questo suono unico si manifesta non solo nel trio «Simone Felbers heimisch», ma anche in numerosi altri progetti, come il quartetto femminile «famm» o come direttrice del coro «Echo vom Eierstock». Il mezzosoprano di formazione non si preoccupa solo di trovare un’espressione completamente contemporanea nel canto non verbale e nello jodel, ma anche, da trentenne, di esprimere un atteggiamento che corrisponda alla sua generazione. La Svizzera di oggi è multiculturale, urbana e deve affrontare problemi sociali, societari e politici, mentre allo stesso tempo la natura si ripresenta e sfida climaticamente i luoghi di origine popolare. Felber vuole che la sua musica sia uno specchio di tutto questo, mentre sospetta che la musica folk troppo spesso eluda la vita quotidiana. «La musica folk a volte mi ricorda una brochure patinata», dice e aggiunge: «Io, invece, preferisco la carta riciclata.»

Insieme al pianista jazz Lukas Gernet, ha unito le forze per il suo ultimo progetto «hedi drescht». Lì esplorano insieme la domanda «Che cos’è la patria?» e mettono in musica le loro immagini con un caleidoscopio stilistico tra musica classica, jodel e jazz. Sul palco, la raccolta di canzoni «äinigermasse dehäi» diventa una performance audiovisiva interdisciplinare in collaborazione con il collettivo teatrale Fetter Vetter & Oma Hommage, il videoartista Jules Claude Gisler e il creatore teatrale Stephan Q. Eberhard.

Per il suo progetto «Get Going!», Felber fa un ulteriore passo avanti e affronta il tema della morte, che nel recente passato l’ha toccata molto da vicino con la perdita di persone care. È particolarmente affascinata dall’atto della danza della morte. Ma chi balla questa danza? Nella musica popolare esiste il «Tänzli»: è lì che i vivi danzano tenendo presente la morte o per celebrare la vita prima della morte? Oppure è la danza della morte, come nei motivi barocchi che si possono ammirare sulla Spreuerbrücke nella città natale di Felber, Lucerna? O addirittura l’uomo condannato a morte che danza per entrare in un altro mondo? Felber ha lavorato a lungo su queste domande. «In molte culture la vita e la morte sono un processo circolare, mentre noi vediamo la nostra esistenza come un evento lineare», spiega l’autrice. «Voglio che il sentimento paralizzante che ci assale di fronte alla morte si traduca in un movimento che abbia di nuovo una via d’uscita.» 

Non sa ancora in dettaglio come il suo progetto si configurerà alla fine. «Ma immagino più un’installazione audiovisiva che permetta alle persone di confrontarsi con il tema in modo completamente individuale in un ambiente intimo.» Il contributo «Get Going!» – sottolinea – le dà la libertà e la sicurezza di realizzare questo progetto senza stress e senza troppi compromessi.

Rudolf Amstutz


Album attuale: hedi drescht – «äinigermasse dehäi»
simonefelber.ch

Portrait arttv
–––––––––––––––––––

SIMONE FELBER

07.06.2023


Dal 2018 esiste «Get Going!» come offerta di sostegno della FONDATION SUISA. Con questa nuova forma di contributo alla creazione vengono incentivati finanziariamente processi creativi e artistici che esorbitano dalle categorie convenzionali. Con cadenza mensile, presentiamo individualmente gli otto destinatari del premio «Get Going!» 2022.

RÉKA CSISZÉR⎪ «GET GOING!» 2020

Serie di ritratti «Get Going!» 2020

Réka Csiszér ⎪ Foto ⓒMika Bajinski for VÍZ


Cantante, compositrice, polistrumentista e artista performativa, Réka Csiszér ha compiuto studi classici di pianoforte, violoncello e flauto traverso e nel 2017 ha conseguito un master in canto jazz alla ZhdK. I suoi progetti in ambito teatrale e cinematografico creano ponti tra le diverse discipline. Con «VÍZ», un ambizioso progetto solista, Réka Csiszér vorrebbe ora dare vita a un’opera d’arte totale interdisciplinare (performance-video-suono) che, in collaborazione con altri artisti, generi uno spazio audiovisivo dove poter esplorare la sua vasta gamma di registri musicali (dalla musica ambient e classica al folk d’avanguardia e all’elettronica) e, nel contempo, confrontarsi con la sua lingua madre, ossia l’ungherese, e le sue radici transilvane.

rekacsiszer.com

Ritratto arttv
–––––––––––––––––––

RÉKA CSISZÉR

05.11.2021


«Dal 2018 esiste «Get Going!» come offerta di sostegno della FONDATION SUISA. Con questa nuova forma di contributo alla creazione vengono incentivati finanziariamente processi creativi e artistici che esorbitano dalle categorie convenzionali.